Roma, 3 giugno 2014
Prot. N. 202/2014
Al Sottosegretario di Stato all’Interno
On. Gianpiero Bocci
Al Capo Dipartimento VVFSPDC
Pref. Alberto Di Pace
Al Direttore Centrale per l’Emergenza ed il
Soccorso Tecnico
Ing. Pippo Sergio Mistretta
Oggetto: rinvio a giudizio del Vigile del Fuoco di Napoli.Egregi,
abbiamo appreso dagli organi di stampa che la procura di Napoli è pronta a chiedere il rinvio a giudizio per omicidio colposo di un nostro collega di Napoli.
Questa notizia impone una doverosa riflessione: i Vigili del Fuoco non possono continuare a svolgere funzioni di supplenza rispetto a quelle problematiche a cui chi dovrebbe dare risposte non lo fa nell’esiguità delle risorse a disposizione e confidando in un cono d'ombra delle competenze del Corpo Nazionale che diventano oggetto di interpretazioni più ampie di quanto in realtà sia possibile fare.
Il rischio, in tal modo, è quello di essere costretti a pagare per errori che in realtà, per quanto ci riguarda, tali non sono; in simili circostanze non si può parlare di errori dei Vigili del Fuoco ma di limiti oggettivi ai quali siamo ingiustamente esposti e dei quali paghiamo un conto che non ci spetta.
E’ quindi necessario liberarci dal ruolo di semplici supplenti chiamati a sopperire le altrui inefficienze nella comune convinzione che comunque ci sono sempre i Vigili del Fuoco a metterci una “pezza”.
E’ giunto il momento che chi di dovere stabilisca chiaramente le nostre competenze, ovvero se i Vigili del Fuoco devono e possono o meno, continuare a fare i giardinieri, gli accalappiacani o altro ancora per conto dei comuni. Non può, dunque, trattarsi di una mera coincidenza il fatto che in casi come questi ci sia l’assenza, non solo di circolari che disciplinino la materia, ma anche di apposite P.O.S. che indichino con esattezza cosa fare e come.
Il rischio che non vogliamo e non dobbiamo correre, è che il nostro collega sia l’ennesima vittima di ormai noti abbandoni ed ingiustizie, l’anello più debole su cui far ricadere responsabilità che non dovrebbero appartenergli e per le quali comunque, a prescindere dagli esiti del processo, si vedrà costretto a pagare, perché anche nel Corpo Nazionale c’è chi si trova ad essere tutelato per i fatti di cui deve rispondere per eventi riconducibili al suo operato e chi invece, non potendo contare su una polizza di responsabilità civile verso terzi, sarà costretto a togliere il pane di bocca ai propri figli.
Ci chiediamo semplicemente: alla luce di tutto ciò, quali sono le determinazioni che intendono assumere i vertici del Dipartimento?
In attesa di un gradito quanto urgente riscontro si inviano cordiali saluti.
Il Coordinatore Generale
Alessandro Lupo
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